Il coniglio è l’animale simbolo di Ischia, dove per secoli è stato allevato usando un sistema esemplare dal punto di vista dell’equilibrio ecologico: il fosso.
In pratica i coltivatori scavavano dei fossati net terreno a circa due metri di profondità, e dopo la pulizia delle vigne e dei campi vi gettavano erbacce, ramoscelli, potature delle viti e ogni sorta di essenze spontanee in modo che i conigli se ne cibassero.
Così si aveva cibo a costo zero per i conigli che, liberi di razzolare e di scavare cunicoli nel terriccio facevano una vita consona alla loro vera natura e sui alimentavano nella maniera più sana possibile.
Si calcola che sull’isola ci siano migliaia di questi fossi dismessi e ricolmati di terriccio a seguito dell’abbandono dei campi e sopratutto dell’avvento dell’allevamento in gabbie.
Ma se queste ultime hanno costituito un’oggettiva comodità per gli allevatori, mettere in gabbia un coniglio è svilirne la natura stessa di scavatore, senza contare che le carni sode e toniche di un animale che ha razzolato mangiando erba sono dal punto di vista sono dal punto di vista organolettico tutta un’altra cosa.
Una precisazione: si parla di coniglio “di” fosso e non “da” fosso, e ciò non suoni come un’inutile pedanteria. Questa denominazione indica infatti una tecnica di allevamento e non un’attitudine di tipo zootecnico.